Da Kabul, Massimo Annibale Rossi, VENTO DITERRA, marzo 7, 2013
E’ una donna minuta, con uno sguardo intenso, che scandisce le proprie parole, irrompendo poi in un gentile sorriso.
E’ una donna minuta, con uno sguardo intenso, che scandisce le proprie parole, irrompendo poi in un gentile sorriso. E’ stata minacciata infinite volte dai talebani, quanto dai mujaiddin. è scampata ad attentati e imboscate ed è divenuta un simbolo in questo Afghanistan senza requie. è Malalai Joya, la giovane delegata che nel 2006 all’Assemblea del popolo di Kabul osò puntare il dito contro i Signori della guerra. Espulsa dal Parlamento ha continuato la sua lotta con un seguito senza pari, specialmente nelle province di Herat e Farah, della quale è originaria.
Sostiene che l’Afghanistan debba autodeterminarsi, chiede il ritiro delle “truppe di occupazione”, tra cui quelle italiane, la fine delle persecuzioni contro le donne. Ritiene che i War Lords anziché sedere in parlamento, dovrebbero comparire in un’aula di giustizia ed essere processati dei crimini di cui si sono macchiati durante la guerra civile. Vento di Terra l’ha incontrata per comprendere il suo punto di vista sull’attività delle Ong internazionali nel suo paese e per illustrarle il lavoro svolto in Palestina. Malalai sostiene l’utilità di un intervento che sia realmente indipendente e che coivolga la società civile. La priorità per costruire un futuro migliore è l’educazione e il sostegno alle donne. Domani è l’8 marzo: Vento di Terra non poteva realizzare incontro più sensato.